“Senti, prenotiamo e togliamoci il pensiero.”
Giugno inoltrato, e non avere ancora un volo per agosto mi fa sentire l’emblema della disorganizzazione. Seduta al tavolino di un bar, con il sole che mi cuoce le spalle, pondero la decisione con un’aria di scazzo che ormai mi conosce bene. Del glorioso Gruppo Disagio siamo rimasti in tre superstiti, e trovare una meta nuova per tutti, lontana dalla stagione dei monsoni, si è rivelato un caso diplomatico.
A quel punto, voglio sempre prenotare e togliermi il pensiero. Anche se è l’investimento più grosso dell’anno, il perno intorno a cui tutto ruota. Con il caffè shakerato a metà, completo il form e inserisco il numero della carta di credito. La decisione è presa, il dado è tratto. Destinazione: Malesia.
Devo essere in aeroporto per le otto. La sera prima sono uscita con un Tinder Date di questa estate vissuta disordinatamente. Rientro tardi, e come se non bastasse, passo ore a togliere e aggiungere cose allo zaino. Alle quattro sono ancora sveglia: non dormo mai la notte prima di un viaggio. Con Linate temporaneamente chiuso, tutto il traffico si è riversato su Malpensa, che brulica di persone di ogni tipo, vestite nei modi più disparati. Mi piace osservarle e immaginare dove andranno. Gli inizi hanno sempre qualcosa di magico.

Stiamo per imbarcare gli zaini e andare a fare colazione al bar quando agli altri due viene il dubbio di aver lasciato la macchinetta del caffè accesa a Milano. Inutile non pensarci, soprattutto dopo aver trovato su Google la notizia di un ufficio postale andato a fuoco per colpa dello stesso modello. La cavalleria arriva su uno scooterone, incarnata dagli altri due membri del Gruppo Disagio, che partiranno qualche giorno dopo per un’altra meta. Si prendono le chiavi e volano a mettere tutto in sicurezza: gli anni passano, ma il Disagio è per sempre.
È tardi, e Malpensa non è mai stata così piena di gente. Le code ai controlli sono chilometriche e noi ci facciamo letteralmente tutto l’aeroporto di corsa per arrivare al gate. Non c’è tempo nemmeno per un caffè da Starbucks, dove mi aspettava un amico appena uscito dal turno delle tre del mattino. Lo chiamo mentre corro, gli occhiali da sole che mi scivolano sul naso, il cellulare in una mano, il passaporto con la carta d’imbarco nell’altra: “No, zio, vai pure a casa a dormire, è un delirio, scappo che perdiamo l’aereo”.
Voliamo su un A380. Comodi. Un viaggio con stile, verso luoghi dove i telefoni non prendono. Ci danno da mangiare in base a ogni fuso orario attraversato, fino a che non capiamo più niente. A Dubai ci aspettano svariate ore di scalo, con l’unica speranza che i nostri zaini non vengano spediti da qualche altra parte. L’aeroporto è immenso, tutto bianco, e i duty free vendono di tutto, dalle macchine di lusso ai lingotti d’oro. È un’ora imprecisata della sera o della notte, i vetri che danno sulle piste sono caldi. Le ultime sei ore di volo le passiamo quasi tutte al buio. Guardo film su film, avvolta in un bozzolo di coperta di pile. Mi connetto a internet, chatto, faccio tutto tranne dormire, nonostante sia sveglia da un’eternità.

Quando atterriamo a Kuala Lumpur è mattina. Penso presto. Penso che sia un altro giorno. La sala dove ritiriamo i bagagli è piena di luce. Fuori ci aspetta un autobus con la moquette e le tendine con le nappe, pronto a portarci a Malacca con una traversata di qualche ora. Non ho dormito neanche un minuto.
I 145 km tra Kuala Lumpur e Malacca scorrono via ovattati. A un certo punto si parla di cassa comune e di quanti soldi dobbiamo cambiare, ma mi concedo comunque il lusso di essere distratta. Forse stiamo viaggiando troppo comodi, non può che essere il preludio di future sventure.
Comunque, la valuta malese si chiama Ringgit, circola sotto forma di svariate monetine di diversi colori e misure o banconote dalle palette pastello. Un Euro “sono quattro Ringgit, quasi cinque” (4,83 MYR).

La città di Malacca è la capitale dello stato federale di Malacca. A darci il benvenuto è un caldo pesante come un asciugamano bagnato, che ci prende a schiaffi non appena si aprono le porte del pullman. Siamo in un parcheggio sterrato e deserto, le uniche creature viventi si affollano sotto alla tettoia in lamiera di un baracchino che potrebbe essere la versione malese dei paninari fuori dallo stadio, però con i noodles.
Dovrebbe essere l’ora di pranzo, ma non ne sono sicura perché non dormo da circa 24 ore e ne ho accumulate svariate in jet lag. Mi cambio i pantaloni con un paio di shorts che avevo saggiamente preparato nel bagaglio a mano. Vada per i noodles. I patiti del gel igienizzante mani si sentirebbero male. “E una Coca-Cola, che disinfetta”.

Subito dopo, saliamo su una barchetta e iniziamo a visitare la città dalle acque verdi del Melaka River. Gli edifici del lungofiume sono squadrati e coperti di graffiti, le due rive sono collegate da ponticelli di legno tondeggianti.
Malacca è stata per secoli portoghese, poi olandese e anche britannica, oltre che fortemente influenzata dalla Cina. E si vede. L’architettura del piccolo centro città (Patrimonio UNESCO) è un delirio urbano di murales colorati, palazzi coloniali, templi, chiese, moschee, mura merlate con i cannoni, pagode, lanterne rosse e dragoni. Nelle vetrine delle pasticcerie ci sono i Pasteis de Nata, anche se non siamo a Lisbona. Lungo le strade sfrecciano i tuk tuk più tamarri del mondo, carichi di pupazzi di Hello Kitty e Doraimon, con la musica house asiatica che urla dalle casse.
Mi sento leggermente alticcia. Sarà il fuso orario, sarà il sonno, sarà l’umidità o forse anche le birre che ci siamo comprati mentre passeggiavamo per Chinatown. Al tramonto, stiamo brindando nella piscina del rooftop un po’ decadente del nostro albergo, mentre il cielo diventa rosa e quasi tutte le lettere dell’insegna luminosa si accendono. È tutto bellissimo, sono felice, niente potrà andare storto.

Ecco sei cose imperdibili da vedere a Malacca, perfette per immergersi nella storia e nel fascino unico della città:
- Piazza Rossa (Dutch Square)
Il cuore storico della città, con edifici coloniali olandesi dipinti di rosso e la Chiesa di Cristo, un’icona fotografica da non perdere. - A Famosa
I resti della fortezza portoghese del XVI secolo, uno dei siti più antichi della presenza coloniale europea nel Sud-Est asiatico. - St. Paul’s Hill e la chiesa di San Paolo
Una salita panoramica che porta alle rovine della chiesa di San Paolo, con viste spettacolari sulla città e una dose di storia coloniale. - Chinatown e Jonker Street
Il cuore vibrante di Malacca, pieno di negozietti, caffè, templi e una vivace vita notturna. Da visitare soprattutto durante il weekend per il famoso mercato notturno. - Melaka Sultanate Palace Museum
Una ricostruzione del palazzo del sultano, dove è possibile scoprire la storia del glorioso passato malese. - Menara Taming Sari
Una torre girevole che offre una vista a 360 gradi sulla città e oltre. Perfetta per orientarsi o ammirare il tramonto.


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