Siamo stati a cena in un ristorantino con un soppalco traballante e una band di vecchietti che suonava musica cubana. Tra una canzone e l’altra, abbiamo cantato, ballato, bevuto rum, è stata una bellissima serata. Anche perché per qualche giorno saluteremo metà gruppo, in partenza per il trekking alla Ciudad Perdida. Io, invece, ho rinunciato all’idea quando ho sentito di una che si è ritrovata con le piattole dopo aver pernottato in un letto del rifugio.
Ci siamo svegliati presto per salutare il gruppo in partenza, poi siamo usciti a piedi. Per oggi resteremo qui, nei prossimi giorni invece lasceremo gli zaini grandi nel deposito dell’ostello e partiremo con un bagaglio ridotto per campeggiare nel Parco Nazionale Tayrona.

Santa Marta, affacciata sul Mar dei Caraibi, è una delle città più antiche della Colombia e la prima fondata dagli spagnoli in Sud America, nel 1525. Ai piedi della Sierra Nevada, la catena montuosa costiera più alta del mondo, Santa Marta è circondata da una natura spettacolare: spiagge di sabbia bianca, montagne imponenti e foreste tropicali. Insomma, sulla carta è “un posto dove ognuno può trovare la sua cosa”.
Negli ultimi anni, il centro storico ha vissuto una sorta di rinascita. Tra le sue strade strette e le case colorate si aprono piccole piazze, caffè con terrazze ombreggiate e bar vivaci, rendendo l’atmosfera molto interessante, soprattutto di sera. Il cuore della vita sociale è la Plaza de los Novios, dove locali e turisti si incontrano per un drink e un po’ di musica, soprattutto nei weekend.

Di giorno, però, Santa Marta svela il suo lato meno idilliaco: calda, un po’ maleodorante e piuttosto bruttina, con un porto dove il mare ha una tinta grigiastra poco invitante. Così, dopo aver dato un’occhiata al centro storico assolato e aver fatto un salto alla Cattedrale di Santa Marta, una delle più antiche della Colombia, decidiamo di cercare un posto carino dove andare a fare qualche bagno.
Per una giornata di mare senza allontanarci troppo, prendere un po’ di sole, fare snorkeling e magari rilassarci un po’, Playa Blanca sembra l’opzione ideale. Così, prendiamo un taxi fino a El Rodadero, il quartiere turistico di Santa Marta, con la sua spiaggia ampia e attrezzata. Da qui partono barche per Playa Blanca a intervalli regolari, spesso a un costo inferiore rispetto a quelle al porto di Santa Marta.

Forse ci siamo fatti un’idea un po’ romantica, o forse il nostro spagnolo è quello che è, e finiamo per errore nella spiaggia più affollata e trascurata della zona: è domenica, c’è una gran folla, la sabbia qua e là lascia il posto a mozziconi di sigarette. Il mare, limpido e turchese, avrebbe anche il suo fascino, se non fosse per le lattine di birra e bibite che galleggiano qua e là. Decidiamo comunque di prenderla con filosofia, di godercela così com’è e di lasciarci trasportare dall’esperienza, nella sua autenticità assoluta.
La serata l’abbiamo conclusa al tavolino di un bar con sedie tutte scompagnate. Il proprietario ha persino mandato via i precedenti occupanti per farci spazio (ok). Poi è spuntato con una serie di bicchierini da shot (sei, tutti diversi) e ci ha versato del rum Medellin senza troppe cerimonie (ok).

E ora eccomi qui, nella mia camerata da otto, al piano superiore (classico) di un letto a castello. Troppo corto per me, tanto che i piedi sporgono fuori, e senza scaletta, così che per salirci mi devo buttare come un tonno.
Devo ricordarmi di bere di più prima di andare a dormire.

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