giorno 9: KOMODO NATIONAL PARK

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Le crociere nell’arcipelago di Komodo sono un’esperienza straordinaria, il modo ideale per scoprire una delle aree più spettacolari dell’Indonesia. Questo gruppo di isole, tra Sumba e Flores, è celebre per ospitare i famosi draghi di Komodo, ma c’è molto altro da esplorare oltre ai rettili preistorici. La nostra però non sarà una crociera di lusso: per qualche giorno, la nostra casa sarà una barca tradizionale in legno, chiamata phinisi. Queste barche, attrezzate per gruppi di viaggiatori, offrono cuccette spartane e servizi essenziali, ma sono più che ok se la compagnia è quella giusta.

Dhiemas Afif Febriyan via Unsplash

Prima di partire, mio zio, skipper a tempo perso, mi aveva chiesto quando avrei fatto quei quattro giorni e tre notti in barca a Komodo. Gli avevo detto che sarebbe stato circa a metà viaggio.

«Beh», aveva detto, «di solito in barca, con gli spazi stretti e poca acqua dolce, gli attriti si amplificano. Vedo spesso che la gente litiga, e a metà viaggio c’è già abbastanza confidenza per farlo».

Ripenso proprio alle sue parole, mentre di buon mattino facciamo cambusa in un supermercato del porto. Ma cosa mai può andare storto quando compri dei barattoli di Nutella, burro di noccioline e ben otto casse di Bintang? Alla fine, chi se ne frega di dover usare il doccino per lavarsi in un minuto e mezzo con il sapone biologico? Ci sta, è tutto parte dell’esperienza.

Aruka Death via Unsplash

Dopo qualche ora di navigazione, buttiamo l’ancora davanti a un isolotto. Siamo arrivati alla celebre Pink Beach, una spiaggia di sabbia tinta di rosa dai coralli che si sbriciolano con il tempo. Mentre gli altri nuotano, io e Ric, i “debosciati del gruppo”, rimaniamo un po’ a dormicchiare a prua, prendendoci tutto il tempo per scendere con calma e solo con le pinne. Una volta a riva, ci sdraiamo sulla sabbia, senza quasi dire una parola, con una noce di cocco aperta da un indonesiano a colpi di machete. Intanto penso che metà del viaggio è già volata, ed è stato tutto perfetto. Come farò, l’anno prossimo, a fare di meglio?

Dhiemas Afif Febriyan via Unsplash

Mentre risalgo sul ponte con addosso dei vestiti asciutti, il tramonto mi colpisce come uno schiaffo in faccia: il cielo è arancione e blu, punteggiato da migliaia di pipistrelli. Si alzano in volo a frotte da un’isoletta deserta, sbattendo le ali come gargoyle. Non avrei mai pensato che fossero così tanti, lo spettacolo dura più di mezz’ora, fino a che il cielo è tutto blu. E così…

«CAZZO, MA È BELLISSIMO!»
«Silvia. Stavo facendo un video. Ero appena riuscito a far stare zitti tutti.»

Ovviamente, alle 22 siamo distrutti. In cabina non ci sono letti per tutti, quindi qualcuno deve dormire sul ponte. Io mi offro subito volontaria—non potevo perdermi una cosa così. Ammucchiamo coperte, materassini e sacchi a pelo sulle assi di legno azzurro della prua, ridendo perché siamo molto scomodi ma è anche una situazione molto divertente.

Con tutte le luci della barca spente, il cielo è così pieno di stelle che quasi non c’è spazio per nient’altro. Il mare luccica, e il plancton luminescente, che avevo visto solo nei documentari, dal vivo è pazzesco.

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