Inizio a pensare che, una volta tornata a casa, sarà strano non essere fermata ogni venti metri per un selfie. Qui è tutto così semplice, con i ragazzini che ti si avvicinano sorridendo e fanno la posa con le dita a V. Non c’è l’ansia di nascondere i soldi sotto i vestiti né la paranoia costante che qualcuno ti rubi qualcosa.
Per fortuna, perché la cucitura del mio zainetto Invicta ha ceduto, e ora c’è uno squarcio abbastanza grande da far passare il cellulare senza nemmeno dover aprire la cerniera.

In mattinata, abbiamo visitato Ratenggaro, un villaggio affacciato sul mare, conosciuto per le case sumban tipiche e le tombe megalitiche, alcune delle più antiche dell’isola. I sumbanesi sono molto cordiali, ci hanno accolto all’ingresso del villaggio con delle bande di tessuto colorato da mettere al collo, che si chiamano “hinggi” o “ikat”.
Questi tessuti artigianali sono spesso utilizzati come segno di rispetto quando si visitano i villaggi, specialmente durante cerimonie o rituali importanti. Gli hinggi vengono tradizionalmente tessuti a mano con disegni complessi e colori naturali, e ogni motivo può avere un significato culturale o spirituale. Indossarli mostra rispetto verso la cultura locale e verso gli anziani del villaggio.

Le case tradizionali di Ratenggaro, chiamate uma mbatangu (case con il tetto a torre), hanno tetti altissimi, fino a 15 metri, fatti di legno, bambù e foglie di palma intrecciate. La loro altezza non è solo estetica: simboleggia la connessione tra terra e spirito, perché nella religione marapu si crede che gli antenati vivano proprio nella parte più alta della casa. Più il tetto è alto, maggiore è l’onore verso gli spiriti.
Ogni piano della casa ha una funzione precisa: in basso ci sono gli animali, al centro vive la famiglia, e in cima “abitano” gli spiriti. Questa suddivisione riflette la gerarchia sociale e l’importanza degli antenati nella vita quotidiana.
La struttura è anche molto pratica. Il tetto ripido permette all’acqua di scivolare via velocemente durante le piogge tropicali, mentre le pareti in bambù garantiscono ventilazione, mantenendo l’interno fresco. L’altezza e la grandezza della casa indicano lo status della famiglia: le più imponenti appartengono alle famiglie più importanti, e le decorazioni in legno e gli ornamenti ne rafforzano il prestigio.

In molti villaggi di Sumba, le mascelle dei buoi vengono appese ai tetti delle case come simbolo di prestigio e status sociale. Questo gesto è legato alle tradizioni funerarie e ai sacrifici rituali, che sono parte integrante della cultura marapu, la religione ancestrale praticata sull’isola.
Quando una persona importante o un capo villaggio muore, vengono sacrificati buoi o bufali durante i rituali funebri, e le mascelle degli animali sacrificati vengono appese ai tetti per onorare il defunto e testimoniare la grandezza della cerimonia. Più mascelle ci sono, maggiore è il prestigio della famiglia, poiché dimostra la quantità di sacrifici offerti, indice di ricchezza e di rispetto per gli antenati.
Questa tradizione riflette l’importanza del bestiame nella cultura di Sumba, dove i bufali e i buoi non sono solo risorse economiche, ma anche simboli di potere e spiritualità.

Poi siamo ripartiti verso Nihiwatu: forse la spiaggia più famosa di Sumba, conosciuta per essere un paradiso per i surfisti grazie alle sue onde perfette. Sulla strada, ci siamo fermati in un piccolo baretto dove abbiamo bevuto un caffè ben oltre le aspettative (l’aspettativa era quella di doversi sparare un Imodium, invece per fortuna niente).
Stiamo iniziando a prenderci cura l’uno dell’altro: ci spalmiamo la protezione solare sulla schiena in piedi sul pullman, ci prestiamo le magliette e discutiamo di musica. «Ieri avevi quella dei Nirvana, oggi dei Metallica. Che sorpresa ci riservi domani?» – «Ah, davvero ti piacciono i Linkin Park? Mettiamo Meteora e ce lo ascoltiamo tutto.» E l’abbiamo anche cantato.
Lungo la strada ci fermiamo in un altro villaggio, dove sembra ci siano più galli che persone. In Indonesia, i galli sono ovunque per un mix di motivi culturali, pratici e tradizionali. Prima di tutto, galli e galline sono fondamentali per l’alimentazione e l’economia rurale, e infatti da quando sono arrivata, non c’è stato un giorno in cui non abbia mangiato uova.
Ma non si tratta solo di cibo. Avere galli pregiati è un vero status symbol in molte comunità. Alcuni, specialmente quelli usati nei combattimenti – che teoricamente sarebbero vietati in molte zone – possono costare una fortuna. I combattimenti di galli, chiamati sabung ayam, fanno parte della tradizione indonesiana, e un tempo erano legati a cerimonie religiose o sociali. Oggi, in alcune zone, vengono ancora organizzati come rituale culturale.
In molte aree rurali, i galli funzionano anche da “sveglie naturali”, annunciando l’inizio della giornata. Però, come abbiamo notato, non si limitano a cantare all’alba, ma vanno avanti fino a sera. La nostra guida di Sumba ci ha spiegato che i contadini si svegliano al canto del gallo la mattina, ma la sera sono così stanchi che non li sentono neanche più. Mi è sembrata una spiegazione plausibile.

Finalmente, sulla spiaggia di Nihiwatu, dopo un lungo bagno tra i cavalloni, siamo riusciti ad accendere un falò sotto un tramonto arancione.
«Com’è il posto dove dormiamo stasera? Almeno c’è l’acqua calda?»
«Fidati, è bello.»
E lo era davvero. Dopo ore di buio e strade sterrate, senza capire come facesse l’autista a orientarsi, ci siamo ritrovati in un resort in mezzo al nulla. Lusso improvviso. Acqua calda, lenzuola pulite… Abbiamo gridato “Grazie Andrea!”, “Lusso!” e “Si sboccia povery!” per almeno cinque minuti. Sono rimasta sotto la doccia per un quarto d’ora e, sì, ho allagato il bagno. Ma ne è valsa la pena.
Nihiwatu (oggi Nihi Sumba) nacque negli anni ’80 come rifugio remoto, fondato da un surfer americano, Claude Graves, e sua moglie Petra. Volevano creare un luogo che rispettasse la cultura locale, offrendo un’esperienza autentica. Nel 2012, Chris Burch e James McBride hanno rinnovato il resort, trasformandolo in un eco-luxury resort.

La cosa bella di Nihi Sumba è l’impegno per la sostenibilità e il supporto alla comunità locale. Grazie alla Sumba Foundation, fondata dai proprietari originali, il resort sostiene progetti per migliorare l’accesso all’acqua, l’istruzione e la sanità. Gran parte del personale è originario di Sumba, mantenendo un forte legame tra turismo e comunità.
Non a caso, Nihi Sumba è stato più volte nominato “Miglior Hotel del Mondo” da riviste come Travel + Leisure, perché è un perfetto esempio di turismo consapevole, in un’isola che resta autentica e lontana dal turismo di massa. Speriamo resti così.
«Domani sveglia alle cinque, eh, con zaini pronti per essere imbarcati.»
«Cosa? Ma io ho già tirato fuori tutto!»
Abbiamo risposto in coro io e Riccardo, con lo stesso tono disperato. Alla fine, tra la partita dell’Inter in corso in un diverso fuso orario e l’uscita di una nuova puntata di Game of Thrones in un altro diverso ancora, ho dormito solo due ore e un quarto. Però, in un letto davvero comodo.


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