giorno 13: LAKE BUNYONYI

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“Ragazzi, posso dirvi una cosa? Sono davvero felice di essere qui con voi!”
“… però, forse con qualcun altro sarebbe stato meglio!”

Sono la più giovane e la nuova arrivata in un gruppo già affiatato, ma tutto sommato credo che me la stia cavando bene.

Il Lake Bunyonyi è uno dei laghi più belli in Uganda. Il nome significa “luogo dei piccoli uccelli”, e non è un caso che sia il paradiso per chi ama fare birdwatching. Inoltre, è uno dei laghi più profondi d’Africa, con una profondità che potrebbe superare i 900 metri, anche se nessuno sembra averlo mai misurato con precisione. A differenza di molti laghi africani, nel Lake Bunyonyi non ci sono coccodrilli né ippopotami, quindi è possibile nuotare e andare in barca senza ansie.

Le sue acque circondate da colline terrazzate ospitano circa 29 isole, ognuna con le sue storie particolari. Alcune decisamente inquietanti, come l’Isola Akampene, dove un tempo venivano abbandonate le giovani donne incinte fuori dal matrimonio.

Quando siamo arrivati al nostro lodge, non potevamo credere che avremmo veramente dormito in un posto carino: ormai ci eravamo abituati ad avere delle tende rosa al posto delle porte del bagno. Sei bungalow, due tende. Io sono finita in una tenda, ma andava bene lo stesso: aveva una lucina all’interno e una veranda di legno a picco sul lago.

“Se volete, vi ospitiamo per la doccia, ma l’aperitivo lo facciamo da voi!”

Nel pomeriggio, abbiamo fatto un giro in canoa delle isole. Su una c’era un ex lebbrosario diventato una scuola, con cartelli che inneggiavano alla verginità e all’astinenza disseminati ovunque.

L’isola dei pigmei, invece, non è stata proprio un’esperienza memorabile.

I Batwa sono un popolo indigeno pigmeo che ha abitato per secoli le foreste di montagna dell’Uganda, del Ruanda e del Congo. Erano cacciatori-raccoglitori, ma la loro vita è cambiata drasticamente quando sono stati sfrattati dalle foreste protette, come il Bwindi Impenetrable National Park, per preservare la fauna selvatica.

Oggi, molti vivono ai margini delle foreste, in zone come il Lake Bunyonyi, cercando di mantenere le loro tradizioni nonostante le difficoltà. Alcuni gruppi offrono visite culturali ai turisti, mostrando la vita nelle foreste, le loro tecniche di sopravvivenza, danze e canti tradizionali. Qui però, sono solo in sessanta e vivono in condizioni estremamente precarie: non hanno praticamente nulla e nel villaggio non c’è elettricità né acqua corrente.

Per arrivare al villaggio, bisogna scalare una collina ripidissima: io, ovviamente, credendo di fare semplicemente un giro in barca, ero in ciabatte. Mi hanno afferrata al volo prima che cadessi direttamente dal punto più alto dell’isola dritta nel lago.

Dopo cena, abbiamo contrattato a lungo per una bottiglia di vodka all’emporio lodge. Alla fine l’abbiamo spuntata, ed è stata una bella serata.

Faith Ariho via Unsplash

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