giorno 5: MURCHISON NATIONAL PARK

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Dopo aver tentato di ripulirmi nei bagni comuni del campeggio – al buio, con pipistrelli che mi svolazzavano sopra la testa e un grassissimo scarafaggio che si allenava a dorso nel lavandino accanto mentre mi spazzolavo i denti – non ho praticamente dormito. Ero imbustata come una mummia nel sacco lenzuolo, soffocavo dal caldo e mi sembrava perfino di avere la febbre. Alzarsi alle sei del mattino è stata quasi una liberazione.

E così ho visto la mia prima alba africana. Sul Nilo colorato di rosa e arancione, una chiatta portava noi e i van sull’altra sponda.

“Quindi è il tuo primo Game Drive e non sai cosa aspettarti? Ti invidio tantissimo!”

Appena varcati i cancelli del parco, Abdul, il nostro driver, ha aperto il tetto del van. Io mi sono subito arrampicata fuori, aggrappandomi al portapacchi con le nocche bianche. La prima cosa che ho visto? Gazzelle, ovunque. Poi qualche antilope e, ogni tanto, un facocero che trottava felice con la coda alzata.

Ma quando ho visto i miei primi elefanti, un gruppo di sei, l’emozione è stata indescrivibile. Poi sono arrivate le giraffe. Bellissime. È stato il momento in cui una di loro ha attraversato la strada con quella corsa a rallentatore che mi ha fatto innamorare follemente.

“Come va, Silvia?”
“Ho il sedere a righe, l’aria è fredda e sento ogni singola buca, MA È UNA FIGATA PAZZESCA, NON VOGLIO SCENDERE!”

La strada arancione di terra si stendeva davanti, e se non avessi rischiato di cadere avrei alzato le mani e urlato: Jack, sto volando!

Ovviamente, bastava perdere di vista il sacchetto del pranzo per due secondi perché un babbuino se lo rubasse. Ci avevano avvertiti, eppure…

Il pomeriggio è stato epico: ci siamo arrampicati fino alla cima delle cascate, scattando la nostra prima foto di gruppo sotto spruzzi che sembravano usciti da una doccia sensoriale di una SPA.

In campeggio, ci avevano raccomandato di portare sempre una torcia la sera, perché si potevano incontrare ippopotami. Pensavo scherzassero, e invece… mentre stavamo cenando, ne abbiamo visto uno correre verso le tende. È come vedere un porcellone grosso come un SUV. Lo abbiamo seguito finché non ha iniziato a fare versi poco amichevoli.

Dopo cena, qualcuno ha tirato fuori dei biscotti, e abbiamo ordinato shottini di grappa ugandese alla banana. Era come bere alcol puro, ma ovviamente ho svuotato il bicchiere lo stesso.

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